Parchi del Ducato
Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale
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Cervo volante

Il cervo volante (Lucanus cervus) è specie di interesse conservazionistico a livello comunitario, inserita nella Direttiva "Habitat" 92/43/CEE per il calo numerico e di areale delle popolazioni europee; è inoltre considerato un bio-indicatore, la cui presenza più o meno abbondante sta a significare buone condizioni degli habitat boschivi, soprattutto in relazione alla quantità di necromassa legnosa (legno morto o morente), necessaria per la sopravvivenza di numerose specie saproxiliche, ovvero specializzate nel nutrirsi di sostanza organica degradata, e garanzia dell'efficacia di fondamentali servizi ecosistemici degli ambienti forestali.

Fino a 10 anni di "gravidanza"!

Con i suoi (quasi) 9 cm di lunghezza è uno degli insetti più grandi. Conosciuto per le enormi mandibole dei maschi che ricordano le corna di un cervo, vive nei boschi di latifoglie dove si nutre della linfa di querce, pioppi, ciliegi, ecc.

Le mandibole delle femmine sono più piccole rispetto ai maschi. Ma in quest'ultimi possono davvero raggiungere grandezze notevoli (rispetto al corpo) perchè più sono grandi, maggiore è la probabilità di conquistare una femmina!

Se scorgiamo uno di questi coleotteri, la prima cosa da pensare è la sua storia: è ovviamente nato da un uovo, deposto sotto un albero. La femmina, con le forti mandibole, scava la radice fino a trovare la linfa viva e qui posa le uova. Nasce una larva che si nutre di legno morto e in decomposizione, senza danneggiare la pianta. Per qualche anno la larva mangia e cresce. Raggiunta la dimensione giusta (6-8 cm di lunghezza e 1 cm di diametro) si trasforma in pupa e dopo pochi mesi in insetto adulto. L'intero ciclo dura fino 6-8 anni (raramente 10).

L'adulto, invece, ha vita relativamente breve, che dura pochi mesi, tra l'autunno e l'estate successiva. Il suo compito è fondamentalmente quello riproduttivo.

Perché studiamo il Cervo Volante nel Parco Boschi di Carrega attraverso un monitoraggio annuale?

Perché è un indicatore dello "qualità" del bosco! La sua presenza è sinonimo di una foresta ad alta naturalità, con grossi alberi ricchi di cavità e legno morto (fondamentale per la biodiversità). Semplificando, più cervi volanti ci sono più il bosco è in salute.

La principale minaccia consiste dell'alterazione dei boschi, con rimozione dei vecchi alberi e del legno morto o marcescente. Da oltre 20 anni la gestione forestale del parco tiene conto di questi aspetti, lasciando una certa quantità di alberi caduti, ceppaie, cataste di legna per favorire la biodiversità ed anche il Cervo Volante.

Non è possibile conoscere il numero esatto di esemplari presenti perchè, come spesso accade, negli anni si osservano oscillazioni legate a molti fattori, tra cui le temperature invernali/estive, l'abbondanza di predatori e di competitori e/o la presenza di necromassa legnosa. 

Scoperta una nuova tattica riproduttiva da parte di esemplari maschi più piccoli

Grazie ai costanti monitoraggi eseguiti nel Parco Boschi di Carrega dai volontari dei Parchi del Ducato e dalla raccolta e analisi dati eseguite dallo IEES Lab dell'Università di Parma è stata fatta una scoperta riguardante una nuova strategia riproduttiva mai osservata prima che spiega il polimorfismo maschile. È stato confermato che i maschi grandi sono migliori combattenti (caratteristica ben nota), ma la novità è nel comportamento dei maschi piccoli: la loro agilità permette di catturare le femmine direttamente in volo.

Questo elemento apre nuovi scenari nel mondo dei coleotteri saproxilici, che hanno un ruolo fondamentale nel rinnovamento della foresta e per il buono stato di salute dei boschi.

Lo studio ha permesso di accrescere la conoscenza del comportamento riproduttivo del cervo volante a livello internazionale ed è per questo motivo che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Scientific Report a ottobre 2024.

Eccone uno estratto tradotto dall'inglese (lingua originale dell'articolo):

…Il cervo volante europeo Lucanus cervus è una specie simbolo che affascina da tempo i naturalisti per il suo aspetto e comportamento carismatici, con i maschi che possiedono grandi mandibole usate nei combattimenti rituali a terra per accedere alle femmine. 

I maschi sono polimorfici, con i maschi più grandi che possiedono mandibole sproporzionatamente più grandi e sono combattenti migliori, mentre i maschi più piccoli richiedono meno cibo per svilupparsi e hanno maggiori possibilità di sfuggire alla predazione.

Abbiamo scoperto una tattica di accoppiamento alternativa che apre ad nuova interpretazione sull'evoluzione dei maschi più piccoli, basata su aggregazioni di maschi volanti che competono per catturare femmine in volo a mezz'aria.
Le aggregazioni di volo si verificano all'inizio della stagione e nei siti con una copertura forestale più rada rispetto alle aggregazioni di combattimento a terra, ma soprattutto, i maschi più piccoli tendono a prevalere sui maschi più grandi per la loro maggiore agilità nel volo.
In questa specie la competizione tra maschi è fondamentale per il successo riproduttivo e le strategie di accoppiamento alternative che comportano il volo erano sino ad ora sconosciute nei coleotteri.
Questa scoperta è di sostegno per ulteriori ricerche sull'ecologia e sull'evoluzione dell'iconico polimorfismo maschile dei cervi volanti…

Per leggere l'intero articolo scritto da D. Giannetti, E. Schifani, E. Rolli, E. Fior, B. Pasquali, A. Campanaro e D. A. Grasso: Fight or flight alternative mating tactics may explain the iconic male polymorphism of the European stag beetle 

Per avere più informazioni su come funziona il monitoraggio e sui dati ricavati ogni estate: monitoraggio del cervo volante

Le ricerche e gli studi sul cervo volante nei territori dei Parchi del Ducato sono coordinate dal nostro tecnico Emanuele Fior, in collaborazione con l'Università degli Studi di Parma e i volontari dei Parchi del Ducato.

Cervo volante maschio
(foto di Parchi del Ducato)
Cervo volante femmina
(foto di Archivio Parchi del Ducato)
Cervo volante - combattimento
(foto di Archivio Parchi del Ducato)