Parchi del Ducato
Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale
Riserva Parma Morta
Home » Aree Protette » Riserva Parma Morta » La Riserva... da sapere

Flora

Idrofite ed elofite 

Nella Parma Morta, come in tutti gli ambienti umidi, l'acqua è il fattore ecologico determinante. Purtroppo il progressivo abbassamento delle falde e le sistematiche sottrazioni di terreno hanno portato a una drastica riduzione della disponibilitá idrica e a un notevole restringimento dell'alveo, causando la rarefazione e la scomparsa di diverse specie acquatiche. Non è piú possibile, ad esempio, osservare castagna d'acqua e ninfea bianca, segnalate fino a una decina di anni fa, e anche del morso di rana si sono perse le tracce. Le gemme perennanti che si depositano sul fondo hanno, invece, consentito la sopravvivenza dell'utricolaria, una idrofita priva di radici che vive completamente sommersa (a eccezione dei fiori gialli che compaiono in estate). La sua caratteristica peculiare è di essere carnivora: le numerose vescicole presenti sulle foglie, infatti, le consentono di catturare animaletti acquatici come dafnie e altri minuscoli crostacei, che in seguito vengono lentamente digeriti. Sempre legata alle acque lotiche è la lenticchia d'acqua (Lemna minor), una minuscola pianta galleggiante in grado di colonizzare rapidamente la superficie lasciata libera dalle altre specie, formando soffici tappeti vegetali. Quando la profonditá dell'acqua diminuisce, le idrofite lasciano il posto alle elofite, ovvero le specie che hanno solo l'apparato radicale costantemente sommerso. La piú comune è senz'altro la cannuccia di palude (Phragmytes australis), che accompagna quasi tutto il corso del torrente. In alcune zone il canneto arriva a occupare l'intero alveo, in altri punti sono gli argini a essere completamente colonizzati. Dove il fragmiteto è piú rado e l'acqua ancora piú bassa, compaiono sparute carici, in particolare la caresina, un'erba palustre localmente nota come pavera che, come il pavirón, cioè il coltellaccio, serviva per impagliare sedie. La presenza di carici, gramigna di palude (Glyceria maxima) e del raro campanellino estivo (Leucojum aestivum) marca il punto di transizione tra l'ambiente acquatico e quello terrestre.

Le boscaglie lungo le rive

Le boscaglie che accompagnano il corso d'acqua, spesso intervallate da arbusteti, sono limitate a una sottile fascia piuttosto discontinua. Quelle igrofile, che occupano la zona piú prossima all'alveo, sono dominate dai salici bianchi, con esemplari dal portamento naturale ma spesso anche capitozzati, di frequente accompagnati da pioppi bianchi e pioppi neri di discrete dimensioni e da un buon corredo di arbusti. Alcuni sono strettamente legati agli ambienti umidi, come la rara frangola, un tempo assai diffusa nelle paludi e nelle bassure della pianura; olmo campestre, sanguinello, biancospino e acero campestre hanno, invece, caratteristiche meno igrofile e sono decisamente piú comuni; molto diffuso è anche il rovo. Fra le specie rampicanti si distinguono vitalba e brionia; piú sporadico è il luppolo. Al margine delle boscaglie igrofile compaiono anche noci e gelsi bianchi sfuggiti dalle corti coloniche. Allontanandosi dall'alveo il paesaggio agrario prende il sopravvento: a lato dei coltivi e dei prati polifiti sopravvivono ancora relitti di piantate padane, in cui la vite è sostenuta da tutori vivi. Le golene non destinate alle attivitá agricole ospitano geometrici pioppeti industriali, con pioppi ibridi a rapido accrescimento ottenuti dall'incrocio tra il pioppo nero e l'americano Populus deltoides. Molto piú interessanti sono i rari lembi di bosco che, per composizione floristica, rimandano alla perduta foresta planiziale che in epoca remota rivestiva la pianura. Queste boscaglie mesofile sono a grandi linee riconducibili all'associazione del Querco-carpinetum, che nella nostra regione raggiunge il suo limite meridionale. La quercia tipica della pianura, la farnia, inconfondibile per le ghiande provviste di peduncolo, nelle stazioni a breve distanza dal corso d'acqua domina su ciliegio selvatico, acero campestre, olmo campestre e sanguinello. Sporadicamente nel sottobosco compare la carice maggiore (Carex pendula). Sia le boscaglie mesofile sia quelle igrofile sono peró state invase dall'arbustivo indaco bastardo (Amorpha fruticosa) e dalla robinia, due leguminose nordamericane ormai abbondantemente naturalizzate, il cui rapido sviluppo vegetativo spesso ostacola il rinnovo delle altre specie.


(foto di RR Parma Morta)
Percorso nella Riserva - Foto archivio
(foto di RR Parma Morta)