L'origine della Parma Morta
Una distesa di campi, una fila di case a ridosso di un argine, altre abitazioni sparse, un campanile che si eleva sull'orizzonte: sono le terre di Mezzani, ultimo avamposto prima del grande fiume. Oltre l'argine, sullo sfondo, fitti pioppeti industriali nascondono le acque del
Po; ai piedi dell'argine, una striscia di canneto segnala il corso della
Parma Morta, un'interessante testimonianza della mutevolezza dei corsi d'acqua della pianura. Per ricostruire le tappe principali dell'evoluzione di questo territorio, compreso tra le attuali foci dei torrenti
Parma ed
Enza, sono di fondamentale importanza le fonti storiche. Secondo gli antichi documenti, infatti, il Po sino al XVI secolo scorreva a sud di Casale e il territorio oggi occupato dalla riserva era parte del suo ampio greto. A partire da questo secolo le mappe realizzate per lo piú a scopi catastali forniscono una vera e propria registrazione dei cambiamenti avvenuti. Tra i primi documenti cartografici spiccano i disegni redatti, tra la fine del '500 e l'inizio del '600, dall'architetto
Smeraldo Smeraldi, dai quali si ricava che il Parma sfociava in un ramo secondario del Po, a ovest dell'attuale Mezzano Superiore, mentre l'Enza si univa al Po in una posizione piuttosto simile a quella odierna. Da una dettagliata mappa del 1683 risulta invece che il Parma, probabilmente in seguito a fenomeni di sovralluvionamento (avulsione) o per lo spostamento verso nord dell'asta fluviale del Po, abbandonó la foce precedente, formando un nuovo tratto fluviale, coincidente con l'odierna Parma Morta, che con decorso tendenzialmente subparallelo a quello del Po raggiungeva l'Enza poco prima della sua confluenza nel Po (secondo la dicitura della mappa:
"Enza et Parma Fiumi Uniti che vanno nel Po"). Il nome Parma Morta compare già in questa mappa, e rimane in molte successive, a indicare un ramo secondario probabilmente invaso dalle acque solo periodicamente. Nelle splendide carte settecentesche é ancora documentata l'attività del tratto a decorso est-ovest e la confluenza tra i due torrenti. Con lo sviluppo della cartografia militare, dai primi anni dell'800 vere e proprie carte topografiche consentono di ricostruire le varie fasi di abbandono del ramo che diventerà l'attuale Parma Morta e l'identificazione della nuova foce nel Po.
La piú aggiornata analisi sull'origine della Parma Morta deriva da studi recenti, promossi dalla Riserva in collaborazione con l'Università di Parma, sulla base di alcune importanti mappe catastali conservate nel Comune di Mezzani. I documenti cartografici, redatti tra il 1845 e il 1850, consentono di far risalire a questi anni l'abbandono del ramo che confluiva nell'Enza. Forse in seguito all'erosione lungo la sponda destra del Po, le acque del Parma sarebbero state intercettate dal fiume escludendo un lungo tratto fluviale dal drenaggio attivo. Secondo queste carte, peró, l'origine della Parma Morta é in parte opera dell'uomo: la costruzione di un traversante, una struttura idraulica che isolava nei periodi di piena la Parma Morta dall'alveo attivo, deve aver contribuito a trasformare questo ramo fluviale in un paleoalveo. La Parma Morta ha conservato fino a oggi, all'interno del sistema idrico locale, il ruolo di cassa di espansione per le piene della vicina Parmetta. Fino a una decina di anni fa disponeva di un rifornimento idrico periodico che aveva consentito il persistere di una zona umida di buon valore naturalistico. Il progressivo abbassamento della falda superficiale, legato all'approfondimento dell'alveo del Po in seguito all'estrazione di materiali sabbiosi, e la presenza di un fondo prevalentemente sabbioso che facilita il drenaggio delle acque hanno peró notevolmente ridotto negli ultimi anni l'ampiezza dell'alveo e la quantità di acqua, particolarmente durante l'estate. Questi fattori, insieme all'opera di interrimento storicamente avviata dai proprietari dei terreni limitrofi per recuperare terre da destinare alle colture, hanno purtroppo portato a un depauperamento naturalistico dell'area, facendo registrare la scomparsa di diverse specie tipicamente legate alle acque libere. Un processo che l'istituzione della riserva ha lo scopo di fermare, con interventi graduali che al contrario favoriscano un arricchimento del patrimonio naturale.