Il Taro tra montagna e pianura
Il
fiume Taro è uno dei piú importanti corsi d'acqua emiliani, tra i maggiori affluenti appenninici del Po. Nasce ai piedi del Monte Penna, un rilievo sul confine tra Emilia e Liguria, lungo lo spartiacque Tirreno-Adriatico.
Insieme ai suoi numerosi affluenti, tra cui il torrente Ceno, il Taro
possiede un articolato bacino di raccolta.
Nel tratto montano e collinare il Taro ha scavato il suo corso in rocce molto diverse fra loro. Dai
rilievi ofiolitici del Monte Penna, formati da rocce effusive, intrusive e metamorfiche, il bacino idrografico si sviluppa attraverso
litologie argillose, calcaree ed arenacee. L'impermeabilità dei tratti argillosi del bacino di raccolta influenza in modo significativo il carattere del corso d'acqua. Non potendo verificarsi infiltrazioni nel terreno, si hanno in prevalenza
acque di ruscellamento superficiale, che raggiungono rapidamente il fondovalle. E' per questo che le piogge hanno effetti quasi immediati sulle portate del Taro.
Nelle vicinanze del Parco dolci versanti argillosi circondano il fondovalle, caratterizzato da un greto ampio e ghiaioso, e poco oltre la confluenza tra Taro e Ceno si trova l'apice della conoide del fiume. La
conoide, che deve il nome alla sua forma debolmente convessa, a tronco di cono, è formata
dall'accumulo di sedimenti fluviali che si depositano al passaggio tra montagna e pianura, dove il fiume perde capacità di trasporto e abbandona rapidamente la parte più grossolana del carico.
Nel Parco e nelle aree vicine,
estesi terrazzi alluvionali, posti a quote diverse e spesso coltivati, affiancano il corso d'acqua. Sono superfici che testimoniano il livello dell'alveo del Taro durante il Quaternario, nel corso delle più recenti fasi di approfondimento della valle. Il torrente, stabile a un certo livello, modellava le piane di fondovalle depositandovi sedimenti alluvionali, che nella successiva fase erosiva venivano incisi rimanendo sopraelevati rispetto al nuovo livello del greto.
Verso nord il Taro prosegue nella
media e bassa pianura con un
tipico tracciato a meandri, per concludere la sua corsa nel Po nei pressi di
Gramignazzo di Sissa.
I ritmi del Taro
Le portate del Taro presentano
grandi escursioni nelle diverse stagioni, conferendo al corso d'acqua un
carattere torrentizio. Durante le stagioni più piovose, lo scorrimento idrico è abbondante e le piene possono essere frequenti, con picchi anche catastrofici; in estate il greto può presentarsi completamente asciutto anche per diversi giorni.
Sono significativi i
dati sulle portate di piena, che spesso raggiungono valori intorno ai
1.000 m3/sec e, negli eventi a cadenza centennale come quello del 9 novembre 1982, anche di
1.800-2.000 m3/sec. Nei diversi periodi dell'anno il livello dell'acqua si alza e si abbassa, e le aree golenali possono venire sommerse per tratti più o meno ampi. Gli effetti di questa periodica invasione delle acque si leggono con facilità. Superata la fascia arborea che segna le sponde stabili, si entra nelle aree marginali ma di diretta influenza fluviale, in cui arrivano anche le acque delle piene ordinarie. E' un territorio caratterizzato da
piane sabbiose, mosse da piccole increspature (
ripples), lenti di sabbie miste a ciottoli, e da
piccoli avvallamenti dove l'acqua dell'ultima piena ha depositato argille e limi trasportati in sospensione. Nella zona centrale, invece, dove l'energia del fiume è massima e le acque scorrono anche nei periodi di morbida e di magra, il pavimento è uniformemente
ciottoloso e presenta solo rari
frammenti sabbiosi.
I canali intrecciati
Nel tratto compreso nel Parco, il Taro è un esempio di greto a canali intrecciati, caratteristica comune a molti torrenti emiliani. Sono evidenti la biforcazione e la rifusione dei rami d'acqua, separati da rilievi ciottolosi detti barre fluviali.
Questo tipo di tracciato si deve all'abbondante carico di ciottoli e alle fasi di trasporto e sedimentazione che questi subiscono, in particolare in occasione di eventi di piena.
I ciottoli, che con la spinta della corrente di piena si muovono principalmente sul fondo e possono compiere anche brevi tratti sospesi nelle acque torbide, vengono abbandonati bruscamente durante la fase calante, formando accumuli localizzati che favoriscono l'arresto di altri ciottoli e la rapida crescita di dossi. Le barre fluviali che si sono formate diventano una componente stabile del reticolo idrografico e influenzano lo scorrimento delle acque nei periodi di morbida e magra. La superficie delle barre fluviali è molto mobile. Queste tendono a modificarsi, ad accrescersi rapidamente o ad essere erose, e a migrare sotto la spinta della corrente fluviale: in questo modo la forma e la posizione di barre e canali, e quindi l'aspetto del greto, cambiano spesso.
I colori del greto
Frequentando il greto, l'attenzione è attratta dai ciottoli che formano lo sfondo del paesaggio fluviale. I diversi colori dei ciottoli dipendono dalla loro composizione, che riflette quella delle rocce del bacino idrografico. Le tonalità grigio chiaro del greto del Taro sono tipiche di elementi calcarei; piuttosto frequenti sono anche i toni bruno-nocciola dei ciottoli arenacei. I ciottoli piu' scuri, invece, di colore verde, nero o rosso cupo, che spiccano sparsi nel greto punteggiando la superficie delle barre fluviali, sono di solito frammenti ofiolitici.